Di Isa Grassano
L’arte del ricamo
Il vero lusso? È nell’arte delle mani e in Basilicata, un po’ ovunque, si ritrova l’essenza della “manualità” e dei pezzi unici dell’artigianato artistico. Ovunque si respira l’atmosfera di un tempo e quasi ci si ubriaca il cuore alla vista delle persone che vi operano.
Come ad Avigliano, in provincia di Potenza, famoso per aver dato i natali al giurista Emanuele Gianturco e poco distante da Castel Lagopesole che Federico II di Svevia aveva eletto come dimora di vacanza. Qui, in qualsiasi ora si capiti, si può incontrare Annangela Lovallo, nel suo laboratorio bottega a pochi passi dalla Cattedrale – Il filo di Arianna – intenta a ricamare con l’assorta maestria di un’artista. Tanti punti, veloci, sicuri e precisi. Un tocco di verde, uno di rosso e poi ancora il marrone, o il giallo o l’arancione. Colori “stesi” ad arte per catturare la luce, la brillantezza di un albero, la particolarità di un gruppo di casette, i fiori dei boschi attorno al paese che parlano tanto di territorio.
Ammirando le sue “tele” perfette, fatte non con un pennello ma con ago e filo e il ditale ereditato da sua madre, si ha quasi la sensazione di percepire gli odori di un gregge al pascolo, di cogliere il profumo di pioggia in una campagna, di sentire il volo di una farfalla. Al suo interno, circondati dal silenzio del borgo, si resterebbe ore e ore ad ammirare tessuti e trame, lenzuola e tovaglie, foulard e segnalibri, tutti realizzati con una precisione maniacale.
Alle pareti, una bacheca con una collezione infinita di ditali decorati, uno diverso dall’altro, ma anche lavori che riproducono gli arabeschi del disegnatore Ertè. Colpiscono le opere d’arte microscopiche di Annangela: curiose miniature, ricamate all’interno di medaglioni, grandi appena un paio di centimetri, che racchiudono gradazioni, brillantezza e senso estetico. Così spiccano un’elegante dama con il cappello a falde larghe, una civetta appollaiata su un ramo, una zebra che sembra fuggita dallo zoo. E quando le si chiede quanto tempo occorre per fare uno di questi capolavori, l’artista, perché questa è vera arte, quasi si schermisce.
«Impossibile quantificare le ore. Perché serve molta precisione nel dover alternare così spesso le varie nuance. A volte faccio un dettaglio e poi sospendo per riprendere il giorno dopo, perché gli occhi si “consumano”. Anche per questo diventa sempre più difficile stabilire il valore. Nessun prezzo sarebbe giusto e quindi li lascio qui come se fossero in un museo, in bella mostra per tutti».